“Domani Pianosa? Io ci sono! “, non importa svegliarsi presto, per un subacqueo Pianosa vuol dire tuffarsi in gruppo per poi fondersi con il mondo sommerso incontaminato: praterie di Poseidonia rigogliosa e banchi di pesce indisturbato come barracuda danzanti, grosse cernie avvicinabili ed eleganti aquile di mare. Non di rado si possono incontrare sulla propria rotta anche ricciole e tonni, insomma un’ora in cui entrare a far parte dell’equilibrio della biodiversità sommersa.
La nostra proposta è un’uscita di mezza giornata per subacquei di livello avanzato (e superiore). Si parte solitamente al mattino presto con rientro nel primo pomeriggio, poichè con il gommone si raggiunge comodamente l’isola in un’ora. A bordo la guida ambientale subacquea del Parco Nazionale dell’Arcipelago toscano spiega le peculiarità dei fondali che andremo ad esplorare nelle due immersioni in programma. Snack e schiaccia sono offerti dallo staff.
Su prenotazione da 4 a 12 subacquei tranne il martedì (e il lunedì in bassa stagione).


Ma sopra, l’isola, riserva scoperte altrettanto avvincenti fra storia e natura.
Di fatto è una spianata di circa 10 chilometri quadrati e 30 metri di altezza sul livello del mare ed dista meno di un’ora dall’Elba, tant’è che fa parte del comune di Campo nell’Elba.
Abitata fin dalla preistoria, ci sono reperti romani visitabili come le catacombe e il Bagno di Agrippa, nipote di Augusto, che finì a Pianosa in esilio. Fra il Medioevo e il Rinascimento diventa una terra di conquiste e passa dal controllo di Pisa ai turchi, ma è grazie al passaggio di Napoleone Bonaparte che Pianosa si ripopola con le sue organizzazioni civili, religiose e militari.
Un luogo di confino che all’alba dell’unità d’Italia viene adibito a colonia penale agricola dove i detenuti semiliberi si dedicavano alla coltivazione e all’allevamento con finalità rieducativa; così come per i reclusi malati di tubercolosi che venivano accolti nelle apposite strutture per poi guarire al Sanatorio. Durante il regime fascista fu recluso anche Sandro Pertini, in quel caso per motivi politici. Ma nel 1977 lo Stato stravolge la natura di questo luogo facendolo diventare penitenziario di massima sicurezza, prima per terroristi e poi per mafiosi. Il generale Dalla Chiesa fa innalzare un grande muro di cemento armato, simbolico, per rimarcare la divisione fra civiltà e l’isolamento del “carcere duro”.
Dismesso nel 1998, Pianosa venne abbandonata anche dai pochi abitanti.
Senza la mano dell’uomo rinvigorisce la vegetazione tipica della macchia mediterranea e fra rosmarini, ginepri e ulivi la fauna anima la Riserva Naturale, sopra, come sotto, dove praterie di Poseidonia intatta ospitano le specie meravigliose che conosciamo grazie ai subacquei.
Pianosa oggi è abitata da un centinaio di persone fra detenuti di Porto Azzurro, impiegati nella gestione del ristorante; agenti di polizia penitenziaria; rappresentanti dell’associazione “Amici di Pianosa”, qualche religioso e una trentina di ospiti della foresteria.
In più, c’è posto per 250 turisti al giorno che provengono dall’Elba o da Piombino, i quali possono accedere liberamente al villaggio disabitato, al Bagno di Agrippa e alla spiaggia di Cala Giovanna.
Con le Guide ambientali del parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, possono prenotare il trekking naturalistico, il tour in mountain bike, ma anche in carrozza o in bus. Come approfondimenti culturali: le visite al paese, nelle catacombe, al museo di scienze geologiche e archelogiche; in mare le attività di snorkeling e sea kayak.
